Una solitudine troppo rumorosa

Drammaturgia e regia: Davide Ferrari                  con: Maliminori                              Videotrailer: Davide Ferrari                    Locandina: Emmebi Studio                                         Foto di scena: Lorenzo De Simone

Una solitudine troppo rumorosa è un romanzo dello scrittore ceco Bohumil Hrabal, pubblicato per la prima volta nel 1977 e dieci anni più tardi in Italia per la casa editrice Einaudi. Un anonimo personaggio lavora da trentacinque anni a una pressa meccanica chiuso in un magazzino interrato trasformando carta da macero in parallelepipedi sigillati. Ogni tanto, svolgendo il suo lavoro raccoglie libri destinati alla distruzione e li accumula nella propria abitazione. L’operaio diventa così "istruito contro la sua volontà": conosce e impara i pensieri di Hegel, Kant, Dante, Leopardi e di altri importanti scrittori. Durante il lavoro, il protagonista dovrà affrontare la propria solitudine popolata da pensieri, immagini, ricordi e personaggi.

Il testo che ho riscritto, metafora della condizione detentiva e delle emozioni legate all’isolamento, è interpretato da più personaggi che sono emanazioni di uno solo e che si districano tra riflessioni profonde e umanissime per provare a salvare se stessi e anche noi. Lavorare con attori che incarnano così intensamente le parole di un testo del genere non è solo una sfida straordinariamente interessante, ma anche un’opportunità di ricerca affascinante sia dal punto di vista teatrale che soprattutto umano. Il percorso che ha portato alla messa in scena è durato sei mesi e non è stato semplice per gli attori che, tuttavia, con umanità, disponibilità e collaborazione sono riusciti a portare a termine il lavoro nella maniera migliore possibile, sostenuti da grande impegno e fiducia. Hanno trasformato ogni parola in un veicolo per riflettere sulla propria condizione rielaborando le emozioni ad essa legate con l’intento di stimolare anche il pubblico a mettersi in discussione.   

Indietro
Indietro

Shakespeare Machine

Avanti
Avanti

Don Chisciotte è stato qui