Dei pensieri la condensa

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«Ti t’sè vün, ma mi g’ho detr’un altar

ca ’l ma möva a mövam no.

Al ma dis quel ca g’ho da dì

sensa dì gnent e gh’è nänca una not

ca ’l dorma e ca ’l ma lassa chiét.

E mi am fo in quatar par truà la vöia

’d levà sü dal let e dig da lassam stà.

Ma intänt che mi do i urdin

l’ha giamò finì ad detà.»

«Tu sei uno, ma io ho dentro un altro / che mi muove a non muovermi. / Mi dice quello che devo dire / senza dire niente e non c’è neanche una notte / che dorma e che mi lasci quieto. / E io mi faccio in quattro per trovare la voglia / di alzarmi dal letto e dirgli di lasciarmi stare. / Ma intanto che io do gli ordini / ha già finito di dettare.»

Quando si coglie una spiga di grano in un campo, lì c’è la sintesi del rapporto con la terra e della vita. Cosa le conferisce questa vitalità? Dei pensieri la condensa mostra questo mistero che passa attraverso le voci dei personaggi che parlano: il detenuto, il sacrestano, il bevitore dell’osteria, il contadino, ma anche il santo e il poeta che in ognuno di loro prende vita. Quello che sorprende è l’attenzione di Davide Ferrari ad ogni particolare rapporto della propria esistenza e quasi un’inerme acquisizione di conoscenza. Un lasciarsi cogliere di fronte al mistero della lingua e dell’universo. E questo viene espresso in maniera acuta e sottile in molti versi, la cui profondità è alla portata di chiunque sia attento al rapporto con le cose e con le persone.

Franco Loi


RASSEGNA STAMPA
Vincitore del Premio Tirinnanzi 2016 (Giuria: Franco Buffoni, Uberto Motta, Fabio Pusterla)

Secondo classificato al Premio A. Fogazzaro 2016 (Giuria...)

Secondo classificato al Premio Europa in versi 2018

MANNI EDITORE
Released Ottobre 2015

APPROFONDIMENTO

Recensione di Elisabetta Motta

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